Il lavoro digitale è uno dei trend del presente, e per questo è sempre più richiesto. Tuttavia è in costante crescita il divario fra la disponibilità di candidati e le richieste che provengono dalle imprese. Proprio per questo motivo è molto importante puntare con decisione su coloro che dispongono di competenze adatte. Un aumento delle soft skills e una crescita dei professionisti ICT vanno annoverati fra i fattori più importanti per diminuire il gap in questione, per ciò che riguarda il lavoro digitale, e il disallineamento tra l’offerta e la domanda. Il nostro Paese è ancora abbastanza arretrato da questo punto di vista, non solo per ciò che riguarda la formazione delle competenze di cui le aziende hanno bisogno, ma anche per lo sviluppo di una cultura digitale condivisa. Lo rileva l’Osservatorio delle Competenze Digitali che vede la partecipazione delle più importanti associazioni ICT del nostro Paese come Assinter Italia, Assintel, Anitec-Assinform e Aica, oltre al patrocinio di Agid e del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca.

Le potenzialità della Rete

Internet è il canale principale a cui si affidano le aziende che sono alla ricerca di professionisti del settore ICT. Ecco spiegato il motivo per il quale ci si può basare proprio sul web per avere un termometro affidabile del trend del settore e uno sguardo chiaro sul mercato del lavoro digitale. Il portale https://www.annuncilavoro360.com sostiene che sono oltre 100mila gli annunci di lavoro in Italia per i profili ICT, un dato in crescita del 27% in confronto all’anno precedente. Vale la pena di notare, poi, che il 46% delle posizioni vacanti – quasi una su due, in sostanza – riguarda gli sviluppatori software, per i quali le web vacancy sono poco meno di 49mila.

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Alla ricerca di programmatori

Ci sono a disposizione più di 4.500 posizioni aperte per tutte le nuove professioni che sono correlate alla trasformazione digitale e che pur essendo altamente specialistiche non sono ancora state configurate nello standard e-CF: è il caso dei cloud computing specialist, degli artificial intelligence specialist, dei robotics specialist, dei mobile specialist, dei blockchain specialista, dei big data specialist e degli IoT specialist. Tutto lascia pensare che rientreranno, a partire dal prossimo aggiornamento e-CF nella competenza identificata dal codice A.7, vale a dire technology trend monitoring. Va notato, inoltre, che per numerose piattaforme web quasi 1 annuncio su 3, tra quelli che riguardano la ricerca dei programmatori, resta scoperto per due mesi, se non addirittura di più, e questo mette in evidenza come siano carenti le risorse che occorrono per rivestire tali ruoli. Oltre ai developers, sul podio delle posizioni più ricercate ci sono i digital media specialist e i digital consultant, rispettivamente a circa 7mila e a oltre 12mila vacancy.

I dati su base geografica

Se si prendono in considerazione i dati su base geografica si scopre che il 45% delle richieste proviene dal Nord Ovest, pur nel contesto di un dato che si riduce del 3% nel confronto con l’anno precedente. Questa è, in ogni caso, l’area geografica nella quale con più probabilità gli specialisti ICT hanno la possibilità di trovare lavoro. Per quel che concerne le altre aree, il Sud e le Isole sono tristi fanalini di coda in questa classifica con solo il 6% delle richieste, ben staccati dal 20% delle regioni del Centro e dal 26% fatto registrare dal Nord-Est. La quota più elevata di web vacancy viene generata dal settore ICT, con circa il 40% di posizioni aperte.

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Quanto si guadagna

A sorprendere è, fra l’altro, il fatto che le mansioni nel campo ICT siano molto ben retribuite, sia per quel che riguarda gli impiegati che per ciò che concerne i quadri. Nel primo caso la retribuzione nelle imprese di informatica ed elettronica cresce di quasi 3 punti percentuali, mentre nel secondo caso il dato in rialzo supera il 4%. In ogni caso, si può affermare senza rischiare di essere smentiti che gli impiegati ICT guadagnano di più rispetto alla media complessiva delle retribuzioni.

Il digital skill rate

Un ultimo dato molto significativo e che merita di essere messo in evidenza è quello che riguarda il digital skill rate, che segnala le competenze digitali che sono necessarie nel profilo professionale di ogni lavoratore. Ebbene, questo dato cresce del 52% nel caso delle professioni ICT, che pure sono anche caratterizzate da una maggiore pervasività delle soft skill, con una media che si aggira attorno al 30% e picchi di oltre il 60%. Insomma, le imprese hanno bisogno di competenze specialistiche nel settore digitale, e quindi di laureati, ma – per paradosso – la situazione è in peggioramento. Per di più, tra i diplomati ICT appena 1 su 3 continua all’università, mentre la media italiana è di circa il 50%.